In groppa al proprio destriero

a cura di Susanna Tartari e Federica Garofalo

Gli animali nelle rievocazioni storiche, parte 1

Non ci riflettiamo mai, ma il mondo della rievocazione storica non è fatto solo di esseri umani: ad esempio, quasi ad ogni manifestazione a tema medievale in Italia, una delle figure più richieste e seguite dal pubblico è il falconiere, e giostre, tornei e palii come quello di Siena, in cui i cavalli sono i protagonisti, sono tra gli eventi più seguiti. Di recente, però, l’interesse attorno al tema degli animali in rievocazione è cresciuto notevolmente, con il crescere dell’attenzione alla dignità e al benessere degli animali in generale e di quelli da lavoro e da spettacolo in particolare; basti vedere il dibattito legato al tema degli animali nei circhi.

Come stanno dunque le cose? Qual è il ruolo dei nostri amici a quattro zampe nell’ambito della rievocazione storica e quale il loro rapporto con i loro “bipedi”?
Cominciamo occupandoci degli animali sul cui dorso, è proprio il caso di dirlo, ricade il lavoro più pesante, e cioè i cavalli. E lo facciamo in compagnia di un rievocatore e cavaliere di grande esperienza, Renato di Marcantonio, fondatore della Compagnia del Lion d’Oro di Firenze. Otto anni alle spalle nel mondo della rievocazione storica, ma coinvolto fin dall’adolescenza quello dell’equitazione, si occupa molto da vicino di cavalleria storica inerente alle giostre in armatura. Sua inseparabile compagna è Vega, femmina di frisone barocco di quattordici anni, che da tre anni ha sostituito Karly, il grigio tedesco con cui Renato aveva esordito nel mondo delle giostre.
«Della rievocazione storica mi appassiona sicuramente l’ambiente, – esordisce con grande entusiasmo. – Durante gli eventi si ha l’opportunità di vivere emozioni fantastiche conoscendo persone di ogni età appassionate alla storia in modo maniacale. Sin da bambino ho sempre avuto il pallino del Cavaliere a cavallo che giostrava… e da qualche anno ho finalmente realizzato il mio sogno.»

Chi meglio di lui può dunque raccontarci, dal di dentro, il rapporto tra rievocazione e animali?
«Questo per me è un tasto molto importante. Parlando del cavallo si possono dire moltissime cose contestualizzate alla rievocazione storica. Diciamo innanzitutto che un cavallo che giostra ha un rapporto con il proprio cavaliere decisamente morboso: il tuo destriero diventa parte di te, ti affianca in avventure provanti ed è sempre pronto ad aiutarti nei momenti più difficili. È un rapporto di amore e rispetto reciproco, ed è lì che nasce il famoso “binomio”.»

Binomio che d’altronde Renato ha provato sulla propria pelle, avendo rischiato di perdere la sua cavalla per colpa di una malattia.
«È stato un periodo davvero durissimo, – confessa. – Dopo aver affrontato una forma tumorale, Vega ha dovuto anche affrontare una bruttissima colica post operatoria che inizialmente secondo i veterinari l’avrebbe uccisa nell’arco delle 24 ore. Quella notte decisi di dormire nel box con lei nel totale silenzio delle scuderie, il suo respiro era lento e la sua testa era posata sulle mie gambe mentre cercava di riposare. In quel momento mi passarono davanti tutti i momenti vissuti insieme, le giostre, le passeggiate, le coccole… e dentro di me pregavo con tutte le mie forze. Sapevo che sarebbe morta tra le mie braccia ma non ero pronto per questo, non ancora. Coccolato dal suono del suo respiro, non so come, mi addormentai seduto poggiando la schiena su un cumulo di paglia: all’alba successe il miracolo. Mi svegliai di soprassalto e vidi che Vega aveva gli occhi aperti e mi fissava come per rassicurarmi. Presi in mano il telefono e chiamai immediatamente il veterinario; appena mi rispose mi chiese l’ora del decesso convinto della morte di Vega, ma gli gridai subito di muoversi perché la cavalla era ancora viva e aveva, non so come, superato la notte. Il veterinario pensava inizialmente che scherzassi ma poi corse immediatamente alle scuderie. Appena arrivò mi trovò in lacrime e senza aprire bocca oscultò con il fonendoscopio il cuore di Vega e, guardandomi con espressione stupita, mi disse: “Incredibile…questa cavalla ha un cuore fortissimo!” Da quel momento iniziò il duro percorso che ha portato Vega a ristabilirsi completamente. Oggi, Vega rappresenta un simbolo per Firenze e non solo. Ha inconsapevolmente trasmesso un forte messaggio, il più importante: con l’amore si supera tutto.»

A riprova di quanto il rapporto tra Renato e Vega sia stretto, il nostro cavaliere ammette perfino di aver pensato di lasciare il mondo della rievocazione, se il suo destriero non fosse sopravvissuto: «In quei momenti di pensieri te ne vengono in mente tanti e sinceramente è anche difficile spiegare lo stato d’animo di fronte a certi avvenimenti. La cosa che mi dava più forza in quei momenti sono stati i tanti messaggi ricevuti da amici ed estimatori e sinceramente sarebbe stato un danno enorme allontanarmi dal mondo della rievocazione.»

Mondo che, per Renato, non si limita solo alla Compagnia del Lion d’Oro, come ci racconta nel dettaglio.
«Quattro anni fa ebbi la fortuna e l’onore di conoscere Luciano Artusi, all’epoca Capitano del Distretto e del Contado della Repubblica fiorentina, coordinatore quindi del più grande gruppo storico attualmente esistente in Italia (quasi 500 rievocatori). A lui presentai il progetto di rifondare l’antica cavalleria della Repubblica fiorentina riportando dopo quasi cinquecento anni, e per la prima volta, la Giostra in armatura in Piazza Santa Croce, che rappresenta l’Arena più importante in Italia per quanto riguarda le giostre medievali. Artusi ne fu subito entusiasta e lavorammo immediatamente per realizzare questo sogno andando anche incontro ad invidie e molti ostacoli, ma tutto andò come doveva andare. Dopo quattro anni di giostre coordinate direttamente dalla nostra Associazione Compagnia del Lion d’Oro mi fu proposto di ingrandire il progetto mettendolo nelle mani del Comune, affinché venisse rifondata la Parte Guelfa (Cavalleria della Repubblica Fiorentina), con tutti i canoni storici originali ed inserita nel contesto delle tradizioni popolari fiorentine. Ne fui subito felice di questa notizia, vedere un mio progetto decollare prendendo una forma più importante e di prestigio mi riempiva il cuore di gioia. Questo mi ha fatto decidere di lasciare il titolo di Capitano Generale della Cavalleria per dedicarmi a pieno regime al coordinamento della Giostra di piazza Santa Croce dopo essere stato votato all’unanimità dai Confratelli di Parte Guelfa. Oltre a Santa Croce e quindi alla Giostra di madonna Libertà, con il Lion d’Oro abbiamo aperto una sezione denominata Accademia Cavalleresca Fiorentina, il cui scopo è formare aspiranti Cavalieri per inserirli nel mondo delle giostre a cavallo, trattando anche il periodo storico del XIV e XV secolo, realizzando così altre giostre fuori Firenze in località prestigiose e di rilevanza storica.»

Un capitolo a parte è rappresentato dalla Giostra di Madonna Libertà, manifestazione di grande importanza e dalle radici molto profonde.
«Quattro anni fa ebbi la possibilità di riportare la Giostra in armatura in Piazza Santa Croce a Firenze: sentivo l’adrenalina scorrere nelle vene e sapevo bene che avevo il compito di presentare in Comune un format credibile e di sostanza. Contattai un amico che attualmente si è laureato in storia medievale fiorentina e gli chiesi di aiutarmi a ricercare delle fonti storiche inerenti alle giostre più importanti che presero vita in Piazza Santa Croce: innanzitutto si comprese sin da subito che Piazza Santa Croce in Italia rappresentò il luogo d’eccellenza per le giostre in armatura, da tutte le città infatti i cavalieri desideravano partecipare ad una contesa in questa Piazza esattamente come i gladiatori desideravano a Roma scontrarsi nel Colosseo all’apice della loro carriera di combattenti. Si è parlato spesso di giostre quattrocentesche in epoca medicea, dove era più lo sfarzo e la propaganda politica a prendere campo, senza dare maggiore sostanza a delle contese vere e colme di significato che avevano luogo nel XIV secolo: ritrovammo così gli scritti dei cronisti dell’epoca che narravano della più grande giostra in onore del popolo fiorentino, la Giostra di Madonna Libertà. Si legge infatti quanto segue:
Dal 1329 la Piazza di Santa Croce diveniva per tre giorni il teatro di tornei. Cavalieri e donzelli si spronavano incontro, s’investivano con le lance in resta, cavalcando destrieri coperti di drappi di seta ed ornati di sonagliere. Sempre più in tali spettacoli presero il sopravvento lo sfarzo, il giuoco, la fantasia. Più tardi avvenne che gli inviti a partecipare a una giostra in quella piazza fossero fatti nel nome di una bella, “chiamata Libertà”; per l’amor suo dovevano misurarsi i campioni, mentre poi “madonna Libertà” avrebbe offerto al vincitore una bella ghirlanda ed una lancia, “in onore del popolo di Firenze, della Libertà e della Parte Guelfa”.
Dopo la prima edizione mi resi subito conto di aver scoperchiato un vaso di Pandora: molte furono le invidie e gli ostacoli che mi si presentarono davanti per riportare in Piazza le edizioni successive, ma la divina Provvidenza fu dalla mia parte e ad oggi la Giostra di madonna Libertà sta diventando un evento Tradizionale fiorentino legata al Calcio Storico fiorentino, benché abbia un contesto storico differente. Il sogno di far esplodere un evento sulla piazza in modo decisamente positivo è diventato dunque realtà e credo in cuor mio che una cosa del genere sia difficile che possa finire nel dimenticatoio.»

La convinzione di Renato è anche che evento come questo possano aiutare il grande pubblico ad informarsi sul ruolo effettivo dei cavalli e degli animali in generale in questo tipo di manifestazioni, essendo secondo la sua esperienza il binomio che si crea in giostra è molto più forte che nell’equitazione moderna. D’altronde, è lo stesso rapporto che si creava nella stessa epoca oggetto della ricostruzione, in cui si considerava il cavallo quasi tutt’uno con il cavaliere che lo montava.

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