“Vita da cani” – la storia di Virgo

a cura di Federica Garofalo

Gli animali nelle rievocazioni storiche

Per il secondo appuntamento del nostro ciclo “Gli animali nelle rievocazioni storiche”, prendiamo in considerazione una specie che non balza subito alla mente quando si parla di rievocatori, ma che può capitare di incontrare spesso in accampamenti ed eventi, per il solo fatto che tanti ne possiedono un esemplare: il cane.
Alcuni si pongono la domanda se sia giusto per un rievocatore portare con sé “indietro nel tempo” il proprio cane, facendogli vivere i ritmi e lo stress di un evento storico, e calandolo in un tempo che apparentemente non conosceva l’attenzione agli animali di oggi.
Lo verifichiamo grazie all’
Associazione Culturale IMAGO ANTIQUA, con sede a Rimini, che non a caso ha come proprio logo una miniatura con… un cane. Un levriere, per l’esattezza. E questo grazie a quella che è diventata un po’ la mascotte del gruppo, il “galgo” Virgo, che ormai da cinque anni segue i suoi “umani” Andrea Carloni e Silvia Ballabio, marito e moglie – rispettivamente presidente e tesoriere dell’associazione.

Siamo andati a trovarli.

Com’è entrato Virgo nella vostra vita? E come vi è venuta l’idea di far entrare lui in rievocazione?
Correva
il 2011 e nelle nostre menti l’idea di adottare un cane era già presente da diversi anni. Valutata l’effettiva possibilità di mantenere e seguire in modo adeguato un nuovo membro della famiglia (perché riteniamo sia questo il giusto approccio di chiunque desideri un animale domestico), la scelta è immediatamente caduta sulla razza levriera, in quanto ampiamente attestata dalle fonti storiche tardomedievali e in maniera massiccia nell’epoca da noi assunta come riferimento per le nostre ricostruzioni, ossia la seconda metà del XV secolo italiano. Al tempo non avevamo ben chiaro dove poterci rivolgere per trovare un cane di una razza tanto particolare e notoriamente costosa… iniziammo perciò a cercare in rete e, del tutto casualmente, venimmo a conoscenza della terribile sorte dei galgos (levrieri spagnoli), sfruttati per la caccia alla lepre da allevatori senza scrupoli fin dalla tenera età, ferocemente torturati in caso di insuccesso e trucidati nei modi più barbari intorno al secondo/terzo anno di vita. Appreso che queste meravigliose quanto docili e sfortunate creature sono riscattate sul posto da associazioni di volontari presenti in tutta Europa, decidemmo di candidarci per salvarne una. Da lì a qualche mese, Virgo è approdato in casa Carloni e da allora riempie di gioia le nostre giornate, sia rievocative che di vita “ordinaria”.

Dunque, nel vostro caso, Virgo nasce già in qualche modo come “cane rievocativo”. Cosa avete dunque scoperto sul ruolo dei cani nella vostra epoca di riferimento, e soprattutto su come fossero trattati?
Il levriero, spesso citato nelle fonti medievali come
leporarius (“cane da lepri”), è con il falco e i rapaci in genere l’animale da caccia più frequentemente legato all’ambito aristocratico; si trattava di una razza che per eleganza, bellezza ed evidenti capacità venatorie ha sempre suscitato rispetto e ammirazione. Non vorrei addentrarmi troppo nello specifico, in quanto ho in cantiere una pubblicazione su questa tematica, ad ogni modo, innumerevoli sono le testimonianze documentarie e iconografiche che il Medioevo occidentale (e non solo) ci ha tramandato in proposito. Sappiamo per certo, ad esempio, che in Inghilterra, nel primo quarto dell’XI secolo, il Parlamento promulgò una legge che vietava il possesso di levrieri a persone di basso rango; non è una casualità il fatto che al medesimo periodo appartenga l’Arazzo di Bayeaux, nel quale appaiono cani molto simili. Più tardi ne decanta le lodi Juliana Berners, badessa vissuta a cavallo tra la fine del 1300 e la prima metà del 1400. Addirittura Chaucer, nei celebri Racconti di Canterbury, narra di un tale che, fiero dei propri levrieri, attribuiva loro ogni sua fortuna e per nessuna somma se ne sarebbe privato. Non si può ovviamente tralasciare il Libro della Caccia di Gaston Phébus, realizzato tra 1387 e 1389 ed oggetto di numerose riedizioni successive, assai note per il pregio e la rappresentatività delle tavole miniate. Dedicato al Duca di Borgogna Filippo l’Ardito, illustra in maniera molto efficace l’utilizzo dei levrieri nel vivo della caccia, accanto ad esemplari molossoidi, ed è proprio in quest’opera che più traspare, a mio avviso, l’amorevole premura dei canattieri, ritratti mentre sono impegnati a garantire un buono stato di salute di unghie, orecchie e dentatura, così come la piena funzionalità delle zampe e l’integrità del mantello. Abbondano le attestazioni più direttamente legate all’Italia del tardo Quattrocento, epoca di riferimento di IMAGO ANTIQUA: quasi ovunque nella nostra penisola, dipinti e affreschi mostrano levrieri in ambito cortese e nella consueta azione venatoria. I documenti, dal canto loro, offrono spunti quanto mai interessanti: mecenati e signori della guerra, come ad esempio Pandolfo III e Sigismondo Malatesta, nutrivano per i propri levrieri un’autentica passione, fino al punto di richiedere espressamente che venissero sfamati con pane bianco, al pari dei propri subalterni.

Come si comporta Virgo durante le rievocazioni? Qual è il suo rapporto con gli altri rievocatori e con il pubblico?
Virgo è molto equilibrato e letteralmente innamorato della gente. A differenza di alcuni suoi “fratelli” spagnoli e irlandesi (ovviamente parlo di cani adottati), pur avendo sicuramente subito abusi durante i primi anni di vita, non è per nulla traumatizzato e la vicinanza dell’uomo non rappresenta per lui una minaccia. Semmai esattamente il contrario: si dimostra molto amichevole sia con gli adulti sia con i bambini, che gli riservano grattini e coccole a profusione.
Durante gli eventi non ci perde mai di vista e quasi per tutto il tempo se ne sta accomodato sul soffice cuscinone di seta, confezionato da Silvia, per lui (ovviamente secondo spunti iconografici del XV secolo) e che ci portiamo dietro ovunque.

L’uso del suo “equipaggiamento storico” costituisce per lui un problema? E i ritmi degli eventi? Come si conciliano le esigenze di un animale con quelle della rievocazione?
L’equipaggiamento storico di un cane (il levriero non fa eccezione) è principalmente rappresentato da collare e guinzaglio. Quest’ultimo veniva realizzato in semplice corda o con una catenella metallica e non presenta problematiche di particolare rilievo sul piano ricostruttivo. Il collare, invece, ha richiesto diversi mesi di ricerca, avendo come obiettivo quello di selezionare un buon numero di controparti tardomedievali, consistenti sia di reperti originali che di raffigurazioni artistiche, mantenendo come assoluta ed irrinunciabile priorità il comfort. Può sembrare sconcertante, ma è emerso che il collare di un levriero odierno, mentre evidenzia differenze nella tipologia di chiusura, è identico nella forma complessiva a quello in uso anticamente! È infatti molto fasciante, alto e protettivo, in quanto deve assecondare efficacemente i movimenti del collo, molto muscolato in questa razza. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’elevato spessore rappresenta una protezione per il cane che, richiamato con il guinzaglio, non subisce alcun danno come invece potrebbe accadere con una “banda” più sottile. Lo studio della cultura materiale ha quindi rivelato, anche in questo campo, che le migliori soluzioni erano già state adottate da chi ci ha preceduto.
In occasione degli eventi, Virgo è sempre seguito da qualcuno di noi, esattamente come accade a casa nel quotidiano oppure in vacanza: veniamo incontro alle sue esigenze alla stessa identica maniera, senza alterare i suoi ritmi. Assume cibo quattro volte al dì (in un’ampia ciotola di legno) e viene portato a fare i bisogni con regolarità nell’arco dell’intera giornata.

Insomma, sembra proprio che anche rievocare la “vita da cani” nel Medioevo riservi non poche sorprese e non sia poi così male, anche per i diretti interessati, almeno per quanto riguarda i cani dei signori…

Per saperne di più: www.imagoantiqua.it

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