Aureum e Purpureum; dall’Antica Roma al tempo del coronavirus!

di Susanna Tartari
fotografie fornite da Simone Tabusso

Ho incontrato Simone Tabusso grazie ad un suggerimento di Carlotta Matilde Bianco (una giovane laureata in Beni culturali con cui ho lavorato di recente). Di Simone, avevo sentito parlare tra i corridoi della rievocazione storica e avevo letto un bellissimo post scritto da Generoso Urciuoli su Facebook. La curiosità era tanta e così, con la scusa dell’evento #CulturaIdentità che ho organizzato nel contesto della mostra “ Leonardo da vinci – I volti del genio”, ho invitato Simone Tabusso a fare una degustazione dei suoi, ormai famosi, Aureum e Purpureum.

Oggi, in piena “clausura” da COVID-19, ho deciso di raccontarvi, attraverso una breve intervista, questa bella storia. Perché, si sa, solo la bellezza potrà salvare il mondo.

Sono appassionato di archeologia fin dall’infanzia e crescendo mi sono interessato, soprattutto, agli scavi romani sul territorio cuneese come Augusta Bagiennorum, Alba Pompeia e Pollentia.” Sono le parole del giovane Simone Tabusso, laureato in beni culturali indirizzo archeologico presso l’Università degli studi di Torino e sommelier per passione. Una passione che lo ha portato a realizzare un grande sogno e forse… il suo percorso lavorativo.  

 

Sentiamo spesso parlare – almeno in ambito enologico – di figli d’arte. Anche tu provieni da una famiglia che coltiva vigneti e produce vino?  “Purtroppo non provengo da una famiglia di viticoltori o vinificatori nonostante i miei nonni da parte materna fossero originari di Novello, paese delle langhe vicino a Barolo. Tuttavia la passione per il mondo enologico è stata sempre forte in me e ritengo che il vino sia la massima espressione di un territorio e che sia il fiore all’occhiello dell’Italia.”

 

Cosa è accaduto, affinché tu potessi arrivare a produrre questi due nettari? “Quattro anni fa è iniziato il sogno di riprodurre l’antico vino romano e tutto è nato dalla mia tesi di laurea in cui ho deciso di unire le mie due passioni: l’archeologia romana e il vino. Sono partito dallo studio dei resti archeologici legati alla produzione del vino in Italia e in Francia, ma gran parte del mio lavoro è stato dedicato all’analisi e alla traduzione delle antiche fonti latine degli agronomi come Columella, Catone, Varrone… che suggerivano come produrre il vino e quali aromi e spezie aggiungere per conservarlo conferendogli anche un gusto particolare. Ci sono voluti due anni di prove sulla vinificazione per giungere alla produzione di Aureum e Purpureum.”

 

Io ho bevuto Aureum e Purpureum e devo dire che ho provato una sensazione poetica. Chiudendo gli occhi, ho cercato di immaginarmi in un banchetto della Roma Imperiale e ne ho gustato profumi e sapori. Ti va di raccontare i due vini ai nostri lettori? “L’ Aureum parte da una base di Arneis che viene aromatizzata secondo le indicazioni di Columella con defrutum (mosto cotto), erbe e sale marino che conferivano da antisettico e protettivo al vino.  Il colore è giallo dorato, pieno e brillante. Al naso sprigiona una molteplicità di profumi netti e fini con note di rosmarino, alloro, pesca sciroppata, gelsomino e rosa bianca. In bocca è fresco, sapido e persistente rivela l’aspetto floreale e la frutta bianca. Oggi si abbina bene ad aperitivi, primi piatti e secondi di carne bianca e pesce. Il Purpureum parte da una base di Barbera che viene aromatizzata con miele, erbe e spezie. Gli antichi romani lo definivano mulsum (mielato) e lo utilizzavano per la gustatio, il nostro aperitivo. Il colore è rosso rubino, pieno e brillante. Al naso sprigiona una molteplicità di profumi netti e complessi con note di confettura di mirtilli, amarena, cannella, pepe, chiodi di garofano, acacia e geranio. In bocca è avvolgente, caldo, rivela le spezie e la frutta rossa accompagnate da una nota dolce che viene ben equilibrata dalla sua freschezza. Oggi risulta un ottimo vino da dessert da abbinare a pasticceria secca, torta di nocciole e formaggi stagionati. “

 

Attraverso questi due vini, hai avvicinato il mondo della rievocazione storica o viceversa e quali sono (se vi sono), i progetti futuri nel mondo della RS.  “Si, attraverso la riproduzione di questi vini mi sono avvicinato molto al mondo della rievocazione storica, in primis con la ricostruzione di una cantina di 2000 anni fa a Novello dove ho la sede dell’attività. Qui propongo ai visitatori un piccolo percorso museale in cui possono immergersi in un viaggio nel tempo a conclusione del quale degustiamo i vini. Inoltre ho avuto dei primi contatti con dei rievocatori storici di epoca romana, con cui sarei felice di approfondire il tema e magari iniziare a farne parte con i miei vini. “

 

So che sei richiestissimo. In quali “palcoscenici” hai fatto assaggiare i tuoi vini? L’attività è iniziata da Settembre del 2019 e sono stato onorato di partecipare con delle degustazioni alla fiera internazionale di Alba per tre fine settimana, alla fiera fredda di Borgo San Dalmazzo e in particolare alla presentazione del 28 Gennaio durante l’evento con Culturaldentità  presso la mostra “Leonardo da Vinci, i volti del genio” a Torino. 

 

Ultima domanda per ora; dove possiamo trovare i vini Tabusso? Come vengono commercializzati? “I vini per il momento sono distribuiti in enoteche e vinerie della provincia di Cuneo e Torino e possono essere acquistati direttamente a Novello (CN) in via Mario Dadone 34 oppure possono essere spediti in tutta Italia mandando un email a info@tabussovinum.it

 

In questi giorni, difficili per tutti noi, sono nate molte idee di connessione attraverso i social, una di queste è #Stappatincasa a cui anche Simone ha aderito. Ecco dunque che lo potrete vedere ed ascoltare in questo video https://www.facebook.com/simone.tabusso/videos/2653371551426766/

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