Cuciti a mano!

Di Susanna Tartari
Fotografie di Davide Carson, Gaia Patrizio, Vincenzo Vaccarino

Parlare della Rievocazione Storica senza porre attenzione alle forme di artigianato che vi girano intorno, sarebbe come parlare di cinema e di teatro, senza mai menzionare coloro che lavorano dietro le quinte. Tra l’altro, molti artigiani che realizzano oggetti di corredo per i rievocatori, spesso sono gli stessi che operano negli ambiti sopra citati e non solo. Questo è il “caso” di Nicola Trotta, giovane abruzzese che nella vita ha scelto di fare il sarto…e che sarto, dico io! Questo ragazzo riesce, contemporaneamente a vestire donne nel loro giorno più bello della vita (spose), attori, rievocatori e manichini per importanti mostre. Inoltre, da anni, realizza abiti storici, completamente cuciti a mano, per la sua collezione privata, senza esclusione del vestiario intimo.

Nicola, comincerei questo “viaggio con te”, raccontando ai nostri lettori un po’ della tua vita di ragazzo studente. Solo così potremo comprendere a pieno quando è nato il tuo amore per l’abito Storico. E’ difficile per me definire con precisione quando è iniziata la mia passione per l’abito storico. Ricordo che da quando ero molto piccolo mi fermavo a contemplare le fotografie dei quadri presenti nei libri di scuola; l’unico momento di piacere relativo all’inizio delle lezioni era aprire il sussidiario e sfogliare i capitoli di storia alla ricerca di iconografie relative al periodo di studio. Ricordo anche che mi appassionai molto alla lettura de “I promessi sposi” in terza o quarta elementare, li dove veniva descritto l’abbigliamento dei vari personaggi. Essendo inoltre i miei genitori grandi appassionati di arte, sin da piccolo mi hanno portato in moltissimi musei nei quali ho avuto modo non solo di respirarla nelle sue diverse espressioni, ma anche e soprattutto di avere un contatto diretto con i vari costumi riprodotti nei quadri che osservavo.

Possiamo dire, dunque, che tu già da molto piccolo, fossi interessato a molte cose che riconducevano all’abito storico. Ma quando hai iniziato veramente ad esprimerti in questo senso? Quando la maestra ci chiedeva di fare il disegnino di mamma e papà i miei genitori erano sempre abbigliati in modo strano: la mamma con una gonna molto ampia e lunga e il papà con i calzoni al ginocchio e il mantello. Mi divertivo anche a realizzare miniature di abiti settecenteschi con i vari ritagli di stoffa che trovavo in giro per casa, usati poi da mia sorella e le sue compagne per giocare.

Sei forse figlio d’arte? Forse ho ereditato questa passione per la storia dell’abito, e la storia in genere, da mio padre che spesso si divertiva a realizzare gli abiti di carnevale e delle recite scolastiche per me e mia sorella, con metodi ben poco sartoriali. Ma sicuramente è genetica; la mia bisnonna materna apparteneva ad una famiglia piuttosto agiata di Campobasso. Perse il marito nel primo conflitto mondiale e per mantenere i figli aprì una scuola di taglio e cucito: conservo ancora le sue dispense, oltre ai libri di taglio e cucito per signora e gli album con gli studi delle sue allieve.

Mi sembra di capire, che tu abbia iniziato molto presto a curiosare nei libri alla ricerca di abiti storici, ma a che età hai realizzato il tuo primo abito. Parallelamente al mio interesse diciamo “accademico” ci fu la curiosità di riprodurre quello che vedevo nei film. I miei genitori collezionavano le WHS delle parodie del quartetto Cetra: l’Odissea, I Tre Moschettieri, La Primula Rossa furono, oltre i dipinti visti nei musei, i miei primi approcci visivi al mondo del costume: vedere Lucia Mannucci abbigliata come una nobile inglese di fine ‘700 con parruccone e i grandi cappelli, oppure Nilla Pizzi abbigliata come Anna d’Austria mi lasciava sempre a bocca aperta. Fu così che iniziai a frugare nel guardaroba di mia madre, cercando abiti che potevano avvicinarsi all’idea che io avevo dell’abito storico e appena trovato qualcosa correvo subito a travestire mia sorella come una Calipso anni ’80 e così via. Il primo vero e proprio costume lo realizzai a 14 anni per una festa di carnevale. Molti anni dopo, in occasione di un viaggio in Siria, nel suk di Aleppo acquistai svariati metri di tessuti diversi con i quali, nel tempo, realizzai i miei primi abiti dal sapore storico più credibile.

Verrebbe da pensare che i tuoi studi scolastici si siano indirizzati verso scuole appropriate, ma invece cosa accade? Contrariamente a quanto mi suggerivano i miei genitori, secondo i quali avrei dovuto iscrivermi al liceo artistico, scelsi un indirizzo completamente diverso. Tuttavia la mia passione e la curiosità per l’abito storico crebbero assieme a me: ero sempre interessato alla visione di film in costume, corretti o scorretti che fossero per me erano fonte di interesse, ogni carnevale era un’avventura. Non conoscendo ancora la figura del costumista mi convinsi che l’unico approccio diretto con il costume fosse attraverso le opere d’arte pittoriche. Arrivato agli anni dell’università scelsi quindi di iscrivermi a Lettere e Filosofia con indirizzo Beni Culturali medievali e moderni. Durante gli studi, fortunatamente, mi venne consigliato da un amico di iscrivermi a quella che poi divenne la mia scuola, un’accademia di Roma in cui insegnano la storia del costume e le tecniche di sartoria teatrale.

Ma, anche durante gli studi all’alberghiero, non hai mai smesso di cucire. Si, in effetti non ho mai smesso e nel corso degli anni, sempre da autodidatta, realizzai alcuni costumi di ispirazione settecentesca con i quali nel 2006 partecipai alla “Settimana Mozartiana” di Chieti vestendo me e alcune amiche. E’ un rapporto che ancora oggi continua. A parte una breve pausa negli anni 2008 e 2009, la collaborazione prosegue.

Una pausa dettata da cose importanti? Bhè, nel 2008, ebbi la fortuna di fare uno stage formativo nella sartoria Tirelli dove ebbi la fortuna di conoscere, oltre quelli che ritengo essere i migliori sarti, i costumisti più importanti del mondo teatrale e cinematografico: lavorare negli ambienti frequentati quotidianamente da Maurizio Millenotti, Piero Tosi, Alessandro Lai e Gabriella Pescucci è stata un’occasione veramente preziosa , imparai sicuramente più tecniche sartoriali li che a scuola. Quando si dice “mettersi a bottega”, e per questo ringrazio la mia docente di progettazione, che volle fortemente il mio tirocinio.

Possiamo dire che nonostante le strane scelte scolastiche iniziali, tu abbia poi preso la strada giusta. Oggi ti ritieni soddisfatto del tuo percorso educativo? Cosa è accaduto al tuo rientro in Abruzzo? Non mi lamento, ho raggiunto i risultati che volevo: imparare a confezionare abiti d’epoca e lavorare come costumista. Appena laureato all’accademia, rientrai in Abruzzo per iniziare a lavorare come costumista nel Teatro Marrucino di Chieti, a 27 anni firmai i costumi per la mia prima opera lirica: il Nabucco. Successivamente lavorai per il Barbiere di Siviglia di Paisiello e poi quello di Rossini con la regia di Pier Francesco Pingitore, L’Italiana in Algeri, Tosca, Carmen e altro ancora, oltre a lavorare (come già accennato) agli allestimenti per la Settimana Mozartiana.

Da quanto mi dici, comprendo quanto sei curioso e desideroso di conoscere, ma hai un periodo storico che preferisci? Mi è stato chiesto spesso qual è il periodo storico che preferisco. In verità non saprei rispondere con precisione a questa domanda: ci sono periodi e stili verso i quali mi soffermo più volentieri, ad esempio nel XVI secolo il 1580-90 francese e il 1500-30 del centro Italia, parlando di seicento invece amo molto gli stili interni al regno di Luigi XIV e al costume teatrale del periodo che è in verità strettamente collegato all’abito di corte, poi c’è l’abito relativo alla seconda metà del XVIII secolo. Sono anche molto affascinato da Worth, specialmente nel decennio 1880. Nutro anche molta curiosità verso il millennio medievale, un grande calderone di stili e costumi diversi, usi e tradizioni per me affascinanti quanto ancora poco chiari. Per me tutta la storia del costume è importante: dall’antico Egitto fino alla moda contemporanea, tutto è interessante e nulla è da tralasciare, anche la più semplice moda barbara merita lo studio dovuto. La cosa importante per me è la corretta realizzazione.

So che negli ultimi anni, è iniziato un rapporto con la Rievocazione Storica. Com’è il tuo approccio con la Ricostruzione di abiti per questo ambiente? Personalmente cerco di non avventurarmi mai in una riproduzione se non sono a conoscenza di quello che faccio, anche quando la ricostruzione è uno studio. Sono molto meticoloso nel mio lavoro: cerco sempre di riprodurre un abito dando particolare importanza ai materiali, alle linee e soprattutto a ciò che non si vede. Sono di vitale importanza tutte le sotto strutture: dai busti e le sottogonne all’intimo di cotone. Ecco perchè sono particolarmente lento nel mio lavoro, anche un semplice bottone è motivo di indecisione e di ricerca. Tuttavia non è semplice realizzare un abito esattamente come veniva confezionato al suo tempo: la reperibilità dei materiali spesso ci vincola a dei compromessi. Questo è un aspetto che mi mette molto in crisi ma la voglia di realizzare mi permette ogni tanto di chiudere un occhio. E’ solo quando l’abito è finito che inizio ad accorgermi degli errori commessi, errori che limito solo ed esclusivamente ai lavori personali essendo appunto concepiti come studio.

E cosa accade quando verifichi le imperfezioni? La reazione che ho di solito è di realizzarne subito uno simile e corretto. I capi studio che realizzo sono pochi, richiedono molto tempo ed energia e spesso li porto avanti con fatica la sera tardi, dopo il lavoro. Spero un domani di avere delle sarte che ci supportino in atelier e che mi permettano di potermi ritagliare più tempo per l’abito storico, nel frattempo studio e progetto i futuri lavori.

In effetti, non possiamo dimenticarci di dire, che da alcuni anni, oltre al Teatro, alla Rievocazione Storica e ad altre forme d’arte performativa, la tua conoscenza sartoriale è impegnata in un altro ambito. Dal 2015 ho iniziato il mio percorso nel settore del matrimonio assieme al mio compagno, abbiamo aperto un laboratorio in cui realizziamo le nostre collezioni e dove lavoriamo sul su misura. A settembre inaugureremo il nuovo negozio nel centro di Pescara.

Non possiamo negare, che le realizzazioni di abiti da sposa, sia particolarmente complesso e richieda doti davvero magistrali e tanto impegno. Non avrai mica pensato di abbandonare l’abito storico! Assolutamente no! La mia passione per l’abito storico non si esaurirà facilmente. Continuo a realizzare abiti sia come studio e collezione privata, sia su commissione per vari rievocatori. Al momento, oltre alcune commissioni private, ho in lavorazione una mantua ispirata al personaggio di Elisabetta Farnese quando divenne regina di Spagna. L’abito con ogni probabilità verrà esposto a palazzo Farnese di Piacenza.

E noi, aspettiamo le date dell’esposizione, augurandoti e augurandoci di vedere un giorno, una tua personale con esposti gli abiti che hai realizzato per la tua collezione privata. Nel frattempo, invitiamo i nostri amici a seguirti sulla tua pagina facebook; Nicola Trotta Costume Designer 

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