Ricostruire l’abbigliamento longobardo

A cura di Federica Garofalo
Fotografie di Presenze Longobarde

È on-line da poco anche la versione in Inglese dell’e-book “L’abbigliamento maschile longobardo”, pubblicato dalla Bookstones Edizioni nella collana Living History, il cui sottotitolo è già significativo: «Riflessioni tra archeologia, iconografia e fonti scritte». Questa frase rivela l’impostazione a tuttotondo nell’approccio all’argomento scelta dall’autore, Yuri Godino, archeologo torinese formatosi all’Università di Siena, e responsabile del progetto “Presenze Longobarde” legato all’associazione ARES, di cui è membro fondatore.

«È un progetto nato nel 2012, che conta attualmente nove membri – racconta – e che utilizza la ricostruzione storica come mezzo per avvicinarsi alla cultura materiale di età longobarda, attraverso un approccio multidisciplinare che comprende anche l’archeologia sperimentale. Due progetti di archeologia sperimentale che stiamo portando avanti come Presenze Longobarde sono quelli sull’estrazione dell’argento e sulla lavorazione della ceramica.»

L’autore, però, ci tiene a chiamare le cose con il loro nome, precisando che il lavoro contenuto nel libro non è “archeologia sperimentale”, ma “ricostruzione storica”. «Spesso oggi si tende a confondere ricostruzione storica, artigianato storico e archeologia sperimentale. Penso sia un bene, invece che i tre piani restino distinti, perché si tratta di tre approcci diversi.»

Rimanendo dunque sul piano della ricostruzione storica, quello dell’attenzione alla ricostruzione dell’equipaggiamento personale rappresenta uno dei tratti distintivi del progetto Presenze Longobarde, attraverso lo studio di abbigliamento, singoli accessori, corredi funerari. «È stato proprio questo interesse per i particolari, abbinato allo studio dei corredi funerari, a farmi scoprire ad un certo punto che tutto questo lavoro avrebbe potuto esser presentato al pubblico; così l’ho fatto durante il mio intervento al IV Convegno Nazionale Le Presenze Longobarde nelle regioni d’Italia, tenutosi a Cosenza nel 2013, che costituisce la base da cui è stato tratto il libro. Passare però da una conferenza ad una pubblicazione non è stato semplice: la ricostruzione storica è una disciplina difficile da sdoganare, e questi lavori non sono facilmente pubblicabili. Per questo ho colto al volo l’opportunità datami dalla collana Living History».

Quello della ricostruzione dell’abbigliamento longobardo, e altomedievale in generale, è sentito come un problema dalla maggior parte dei rievocatori italiani che si occupano del periodo: un problema cui Yuri Godino ha tentato di dare risposta offrendo una possibile ricostruzione dell’abbigliamento maschile del periodo tra il VI e l’VIII secolo. Il metodo è stato semplice: mettere su un tavolo tutte le fonti possibili (testuali, iconografiche, archeologiche), compresa qualcuna inedita, e cercare di farle parlare. Il quadro che ne esce fuori è più complesso di quello che comunemente si crede. «Spesso si è portati a pensare che quello longobardo sia un abbigliamento fondamentalmente germanico; non è completamente vero. Quella germanica è una base, su cui si innestano caratteri provenienti dal mondo mediterraneo. Ad esempio, il guerriero raffigurato sul Piatto di Isola Rizza (datato tra VI e VII secolo) indossa una tunica che trova confronti nel mondo tardo-romano. L’abbigliamento longobardo è basato sulla commistione di elementi differenti, e questo si vede benissimo tanto nei corredi funebri del Nord Italia come nei reperti ritrovati negli scavi della Crypta Balbi a Roma. I caratteri sono abbastanza uniformi da una parte all’altra dell’Italia: gli indumenti sono fondamentalmente gli stessi, ma con caratteristiche che cambiano a seconda della posizione sociale dell’individuo e del contesto culturale.»

Riprodurre questo tipo di abbigliamento non è semplicissimo: «La difficoltà maggiore è stato il reperimento del materiale, soprattutto per quanto riguarda i tessuti: i frammenti tessili ritrovati presentano delle armature che nelle stoffe odierne non si trovano quasi più, come ad esempio alcuni tipi di saie. Si ingannerebbe chi pensasse che, per il solo fatto di esser stati confezionati nell’Alto Medioevo, questi abiti fossero stati realizzati con stoffe grossolane: nelle sepolture di Collegno sono state trovate tele finissime fatte con fili sottilissimi, frutto di una competenza artigianale ormai persa. La nostra ricostruzione ha voluto porre l’attenzione anche in questo senso, per questo anche le stoffe che compongono i nostri abiti sono state riprodotte da artigiani specializzati.»

Secondo Yuri Godino, una ricerca sull’abbigliamento altomedievale presenta le stesse problematiche che si ritrovano nella ricostruzione di altre epoche, ma con una più marcata attenzione al dato archeologico: «Qualunque ricostruttore con un po’ di attenzione alle fonti avrebbe potuto scrivere questo libro: il mio scopo è stato quello di aprire un dibattito con gli altri ricostruttori, con cui ho già avuto in passato interessanti confronti in proposito.»

Parlando di ricostruzione altomedievale, chi osserva il panorama nota che, in questi ultimi anni, i gruppi longobardi si sono moltiplicati in maniera esponenziale, tanto da esser diventati quasi di moda. E c’è da domandarsi se un simile “inflazionamento” non vada a discapito della qualità. Il giudizio di Yuri Godino è netto: «Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un’impennata nella qualità dei gruppi longobardi italiani: ogni gruppo vuole cercare di migliorarsi, limare le imperfezioni, ricercare il particolare e la propria originalità. Anche i gruppi che ricostruiscono altri contesti altomedievali, come quello bizantino, ad esempio, stanno facendo lavori ottimi.»

Nel suo percorso rievocativo, Yuri Godino ha anche osservato da vicino gruppi altomedievali stranieri di altissima qualità, come gli Inglesi Wulfheodenas, lo spagnolo Clan del Cuervo, i Francesi Letavia e Marla Curtis, i Tedeschi Ulfhednar e Heidningar e gli Svizzeri Herut. Rispetto dunque al resto d’Europa, la rievocazione altomedievale italiana a che punto è? «All’estero hanno cominciato a praticare la rievocazione altomedievale prima che in Italia, dunque il loro percorso è stato molto più lungo rispetto a noi: soprattutto nel Nord Europa, l’attenzione al dettaglio è pazzesca, ogni ricostruzione è curata come se dovesse essere presentata all’interno di un museo. I gruppi italiani non devono sentirsi in soggezione rispetto al mondo rievocativo straniero, poiché stanno semplicemente facendo un proprio percorso, e presto o tardi raggiungeranno quei livelli; anche all’estero ci sono gruppi di livelli differenti. La cosa importante è il confronto, sia tra progetti italiani che con realtà europee.»

In questo senso, è significativo il fatto che la traduzione in Inglese del lavoro di Yuri Godino sia nata da una richiesta proprio dei rievocatori, tra i quali L’abbigliamento maschile longobardo ha avuto un successo del quale l’autore stesso si è sorpreso: «Non pensavo che il mio libro potesse raccogliere questo interesse, poiché tratta pur sempre un argomento di nicchia. La diffusione oltre i confini di questa pubblicazione rappresenta per me un banco di prova, perché all’estero la Storia del Costume è una materia molto diffusa e la ricostruzione ha un ruolo maggiore nelle discipline storiche.»

Ora l’aspettativa comune è che questa pubblicazione sull’abbigliamento maschile longobardo sia seguita da una seconda sulla sua controparte femminile. Il problema, secondo Yuri Godino, è che l’abbigliamento femminile è un argomento ancor più complesso e di difficile generalizzazione, con fonti eterogenee fra loro, che mal si combinano in un discorso di sintesi. Vedremo se questo percorso troverà la sua naturale conclusione.

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