Come ti vesto la Storia

a cura di Federica Garofalo

Parte 1: Federico Marangoni e i Quaderni di Rievocazione

Oggi inizieremo un nuovo viaggio, che ci porterà tra stoffe e ricami, stracci e pizzo: quello dell’abbigliamento nel mondo della Rievocazione Storica italiana. Cosa rappresenta l’abito storico per i rievocatori italiani, con quale spirito si approcciano alla sua ricostruzione?
Per scoprirlo partiamo da uno dei periodi storici più rievocati in assoluto: il Medioevo. E precisamente con una novità editoriale, fresca di stampa: l’ultimo volume de I Quaderni di Rievocazione, editi dalla casa riminese Il Cerchio, e dedicato al XV secolo. L’abbigliamento femminile in Italia.

L’autore dell’intera collana è Federico Marangoni, presidente del gruppo Società dei Vai di Bologna, che rievoca una società d’armi realmente esistita nella loro città tra il XIII e il XIV secolo, ma la cui attività di ricostruzione si allarga ai secoli XV e XVI. E sono proprio i secoli cui sono dedicati i quattro volumi sull’abbigliamento maschile già pubblicati. Era naturale che seguisse anche la “versione femminile” di questi volumi.
Ma perché iniziare proprio con il XV secolo?
«È uno dei secoli più trattati nella rievocazione storica italiana, – risponde il Marangoni, – oltre che, tra quelli del Medioevo, quello meglio studiato e con il maggior numero di fonti, sia iconografiche sia documentarie: purtroppo, più si va indietro nel tempo più si deve generalizzare sia perché le fonti documentarie relative all’abbigliamento, specialmente per quanto riguarda il XIII secolo, sono state poco studiate sia perché gli artisti dell’epoca non erano molto interessati al realismo nei dettagli. Nel volume ho cercato di prestare comunque attenzione all’evoluzione della moda femminile anche all’interno del secolo, come alle differenze geografiche fra le varie zone d’Italia. Come per gli altri quaderni della collana, ho organizzato il discorso per strati d’abbigliamento, partendo dalla biancheria intima fino a copricapi e mantelli.»

Quello de I Quaderni di Rievocazione è il classico caso di come una collana possa nascere anche dalla domanda del pubblico.
«I primi quattro volumi all’inizio erano stati “autoprodotti” e pubblicati on-line; è stato a causa della diffusione avuta tra il pubblico che sono stato contattato dalla casa editrice Il Cerchio, con cui li ho ripubblicati in una versione riveduta e ampliata. La risposta da parte dei lettori è stata ancor più positiva, tanto che stiamo già pensando ai volumi che seguiranno. Questo vuol dire che c’è una forte domanda, da parte dei gruppi di rievocazione storica, di una pubblicazione che non sia accademica o teatrale, ma specificamente dedicata agli aspetti storici e ricostruttivi, e, soprattutto, che sia ricca di immagini. Rispetto a un volume come Vestire nel Medioevo di Loredana Imperio, però, non ho fatto uso di immagini che riguardassero abiti ricostruiti, perché, dal mio punto di vista, sarebbe già un’interpretazione: mi sono limitato alle fonti iconografiche. Inoltre ho cercato di contestualizzare il più possibile in un periodo di tempo limitato a un solo secolo per volta, e, soprattutto, tenendo conto di tutti gli strati sociali.»

Da ricostruttore di lunga data, cosa ne pensa Federico Marangoni dell’attenzione alla storicità dell’abbigliamento all’interno del mondo della rievocazione storica italiana?
«Rispetto a dieci anni fa, l’attenzione alla storicità è tanta, e c’è un buon numero di ricostruttori esperti. Il problema è che il mondo della rievocazione italiana tende a ricercare l’ “eclatante”, l’abito “bello”, e così finisce per dare spesso allo spettatore una rappresentazione fuorviante della realtà medievale; così come s’immaginano spesso periodizzazioni nette, mentre, ad esempio, transitando dal Trecento al Quattrocento, le sfumature di passaggio sono tante. Un altro grande limite della rievocazione storica italiana in questo campo è la produzione artigianale: la ricostruzione non è vissuta sempre come un impegno, ma come un “hobby”, e la sua missione didattica è presa sul serio solo da alcuni gruppi: purtroppo, da parte del rievocatore, non c’è sempre la prospettiva di star fornendo un servizio al pubblico, così come, dall’altra parte, stenta ad attecchire ancora la mentalità di considerare i rievocatori come dei professionisti. Questo tipo di prospettiva, tra l’altro, è più diffusa al Nord che al Sud della penisola: mentre al Nord c’è la consapevolezza che la rievocazione è un’attività culturale, al Sud, in media, sono ancora troppi gli eventi che hanno carattere di sagra e non di ricostruzione, e questa forma mentis non è facile da sradicare perché la gente vi è abituata. I Quaderni di Rievocazione vanno esattamente nella direzione di offrire ai gruppi di rievocazione italiani uno strumento per poi poter fornire al pubblico un servizio corretto di divulgazione.»

I prossimi quaderni in programma saranno tutti dedicati all’abbigliamento femminile: a breve sarà pubblicato quello dedicato al XIV secolo, poi sarà la volta del XIII, e, dulcis in fundo, del XVI. Le “madonne” sono avvertite.

Per saperne di più: www.qdirievocazione.altervista.org

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